Intervista a Stefan Nestoroski – In Linea d’Aria, Art Q13

Intervista a Stefan Nestoroski – In Linea d’Aria, Art Q13

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almost CURATORS è lieto di segnalare In Linea d’Aria, una mostra collettiva di sei giovani artisti provenienti dal Belgio, l’Italia, la Macedonia, l’Olanda e la Turchia: Thomas Hütten, Annelies Legein, Ans Mertens, Fabrizio Milani, Irem Nalça, Stefan Nestoroski. L’appuntamento è per venerdì 6 maggio 2016 alle ore 19.00 presso artQ13 a Roma.

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In Linea d’Aria si presenta come una raccolta di trasparenze. Non vi sono affermazioni, espressioni di rivelazione o grandi aggiunte al catalogo universale di “cose”. La mostra è piuttosto generata da uno spirito di acuta curiosità, che indaga la natura del rapporto tra le idee sulle cose e le cose stesse; la condizione della creazione individuale e il rapporto della stessa alla “realtà”. Attraverso il disegno e il video, due strumenti elementarmente predisposti – per la propria natura – all’esame dei margini tra la coscienza, la cognizione e la realtà, i sei artisti svelano i complessi frammenti di questo filo comune della loro ricerca.

Abbiamo intervistato Stefan Nestoroski, coordinatore del gruppo di artisti coinvolti.

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Qual è la tua formazione e su cosa hai incentrato la tua ricerca in questi anni?

Ho studiato in istituti di belle arti, prima all’Accademia di Firenze (2012) e dopo alla Luca School of Arts a Bruxelles (2015). Quanto alla mia ricerca, mi è difficile dire qualcosa che abbraccia tutti i vettori che la percorrono. Per esempio, potrei dire che la storia delle idee è una parte interessata in molti dei progetti passati e in alcuni miei progetti in corso, ma cosi escluderei la produzione di opere che sono, in un senso, l’esatto opposto: opere attraverso cui cerco un sapere “precategoriale”, originario, non-articolato. Il poeta americano Wallace Stevens dice: “Una poesia deve resistere all’intelligenza, quasi completamente.” Se c’è una cosa che cerco in tutto il mio lavoro, è proprio questa: qualcosa che possa quasi eludere l’intelligenza. Ma senza cercare di costruirla artificiosamente – mi impegno di scoprirla piuttosto che inventarla.

A cosa hai lavorato di recente e come ti stai preparando per questa nuova mostra?

Negli ultimi mesi ho lavorato quasi esclusivamente a una serie di disegni, con una piccola escursione nel video. È una coincidenza curiosa che, anche in “In Linea d’Aria”, la mostra che sto preparando ad art Q13, i due medium principali sono appunto il disegno e il video. Questo, a sua volta, assume un significato particolare all’interno della mostra: credo che questi (molto di più rispetto alla pittura o alla scultura, per esempio) sono due diretti strumenti di cognizione, qualcosa che ci permette di studiare come la realtà viene assorbita o elaborata dalla coscienza. Il margine che risulta tra il dato reale e la sua rappresentazione mentale è la linea di lettura che propongo per le opere in questa mostra.

Come hai scelto gli artisti del gruppo di cui sei coordinatore?

Non mi vedo come curatore, dunque posso confessare che la scelta non è stata svolta in funzione di affinità a un presupposto modello estetico o di conformità delle proposte degli artisti a un dato tema. Per il progetto espositivo ad artQ13 ho semplicemente invitato persone in cui immaginazione e intelligenza confido. E il titolo (In Linea d’Aria) è in parte riferimento anche a questi rapporti semplici e diretti, linee rette tra le diverse ricerche degli artisti partecipanti.

Che significato ha e che valore ha per te lavorare in gruppo ? Quali strade o opportunità di ricerca crea?

A dire il vero “lavorare in gruppo”, strettamente nel contesto di questa mostra assume un carattere un po’ limitato, data la distanza geografica e il fatto che non tutti gli artisti si conoscono. Ciononostante, se posso parlare per esperienza passata, l’esperienza del creare condiviso non è soltanto una possibilità esotica di pensare attraverso un “altro” (attraverso le sue convinzioni e ”restrizioni”) ma anche un esercizio nel diluire la pretensione dell’Io. L’io è egemone, significa originalità e coerenza – e questi sono i primi valori che la nostra cultura attribuisce all’operare creativo. Io li accetto come tali, ma approfitto volentieri della possibilità di rilassare questi margini attraverso un creare condiviso.

Volgendo lo sguardo verso l’esterno, nonostante le molte difficoltà dovute alle vicende legate alla politica internazionale, cosa credi resti ancora dei concetti di comunità e condivisione?

Penso che “comunità” in senso genuino e capillare effettivamente non esista più – e non mi riferisco solo a quella tra diverse popolazioni e cittadinanze e per via della politica internazionale, ma anche a quella all’interno di collettività molto più ristrette. Basta pensare – per rimanere in campo artistico – a tutti i memorial sites progettati nell’ultimo ventennio, tesi a far mantenere viva la memoria di alcuni degli eventi tragici del secolo passato. Benché siano spesso progettati con molta intelligenza e con tutte le buone intenzioni, essi rimangono sempre retorica ossificata e sterile: appunto, per la mancanza di una comunità che possa effettivamente tenerli in vita. L’esistenza di una vera comunità all’interno del sistema attuale è qualcosa di eccezionale secondo me. Ma questa è una storia complicata; ad ogni modo, credo che esistano possibilità, nell’ambito dell’arte contemporanea, per operare tagli locali e temporanei in questo stato di cose.

Stefan Nestoroski (Macedonia, 1989) vive e lavora a Roma. Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha conseguito un corso Master in belle arti alla LUCA School of Arts (Bruxelles). In 2015 è stato residente a Mustarinda (Finlandia). Ha preso parte a numerose esposizioni e interventi in situ in Belgio, i Paesi Bassi, Austria, Malta e Italia.

In Linea d’Aria
artQ13, via Nicola Coviello 15, 00165 Roma

venerdì 6 maggio, ore 19.00

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